La città del Principe

Francesco dei Medici sposa Giovanna d’Asburgo

/ 1565

Dopo la sua designazione a duca di Firenze, nel 1537, Cosimo dei Medici inizia la riconfigurazione della struttura urbana della città, da adesso orientata sempre più a esprimere l’accentramento dei poteri e il passaggio dal regime repubblicano a quello principesco.

Questo processo passa innanzi tutto attraverso il quadro delle residenze ducali. Dopo l’investitura a duca Cosimo si insedia nel palazzo Medici, ma la permanenza è di breve durata: già nel 1540 si trasferisce con la duchessa Eleonora, sposata l’anno precedente, nel palazzo dei Priori. Il trasferimento avvia un ambizioso programma di rinnovamento interno ed è dettato dall’esigenza di accomodare meglio la corte, ma anche dalla volontà di sottolineare simbolicamente la sovrapposizione del nuovo potere ducale all’antico regime repubblicano.

Alla centralità fisica e metaforica del palazzo dei Priori – il «Palazzo Vecchio» – si contrappone la posizione defilata e ariosa di una nuova residenza ducale, quella di palazzo Pitti, acquistata da Eleonora nel 1550. Palazzo Pitti viene gradualmente trasformato in un luogo di delizia che consente, come una villa suburbana, di godere degli ampi spazi verdi della collina di Boboli. Qui, in asse con il palazzo, viene organizzato il primo nucleo del giardino, che sale fino alle mura creando un elemento di connessione visiva tra la città e la campagna.

Il tema della residenza di villa è del resto caro a Cosimo. Già nel 1538 ristruttura la villa di Castello, negli immediati dintorni di Firenze; ma anche in luoghi più lontani del ducato costruisce o ammoderna dimore al centro di possedimenti medicei, che diventano i nodi di una nuova organizzazione del territorio e al tempo stesso il segno della presenza del principe su di esso.

Lo stesso concetto si può applicare al caso di Firenze, dove le due residenze ducali – quella di Palazzo Vecchio e quella di palazzo Pitti – divengono i poli di una reggia che si estende a scala urbana. Le collega il corridoio Vasariano, costruito nel 1565, che realizza un percorso aereo riservato alla famiglia ducale, sovrapponendosi letteralmente al tessuto urbano. Il corridoio passa per gli Uffizi (cioè gli «uffici»), che Cosimo fa costruire accanto a Palazzo Vecchio per accentrarvi le sedi di una serie di magistrature di origine repubblicana, adesso poste simbolicamente sotto il controllo del potere ducale. La costruzione degli Uffizi articola ulteriormente l’antica piazza dei Signori e la dota di una scenografica apertura sull’Arno.

Le potenzialità sceniche degli spazi urbani sono abilmente sfruttate anche in altri casi, inserendo in piazze e slarghi elementi monumentali con i quali Cosimo imprime il proprio sigillo sulla città. Due grandi colonne sono erette in piazza S. Trinita e all’estremità meridionale di via Maggio, come traguardi di un lungo asse prospettico che include il nuovo ed elegantissimo ponte a S. Trinita, ricostruito dopo la piena del 1557. Un’altra colonna monumentale è prevista, ma mai realizzata, al centro di piazza S. Marco, all’incrocio delle strade che innervano il vecchio quartiere mediceo. L’invaso irregolare di piazza S. Maria Novella, teatro di giochi e di feste, viene convertito in una sorta di circo all’antica ponendovi due obelischi. Continua inoltre il processo di rinnovamento edilizio, favorito dalla costruzione o dalla ristrutturazione dei palazzi dei cortigiani e dei funzionari di Cosimo.

Stefano Buonsignori, Nova pulcherrimae civitatis Florentiae topographia accuratissime delineata, 1584, Firenze, Musei Comunali

Questi interventi di riorganizzazione urbana avvengono in una Firenze che ha ormai raggiunto un punto di equilibrio nella parabola del proprio sviluppo. Nella seconda metà del Cinquecento la popolazione cittadina si attesta attorno alle 60.000 persone, rimanendo più o meno stabile fino all’inizio del Settecento. L’estensione del tessuto edilizio, rimasta anch’essa molto simile a quella successiva all’assedio del 1529-30, è registrata con straordinaria precisione nella prima veduta di Firenze effettuata con metodo scientifico, la pianta prospettica di Stefano Buonsignori del 1584.